13 Dicembre 2024

𝐈𝐥 𝐆𝐢𝐮𝐝𝐢𝐜𝐞 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐢𝐧𝐨

Durante la giornata di ieri, 12 dicembre, al cospetto delle massime Autorità Giudiziarie ed Ecclesiastiche, i giovani studenti del Liceo Classico hanno invaso il Palazzo di Giustizia di Caltagirone per rendere onore alla reliquia del Beato Giudice Livatino, una camicia macchiata dal sangue versato dal giudice in occasione del suo assassinio a colpi di pistola lungo un dirupo delle campagne girgentine, così come si ammazzano gli animali dopo averli braccati.

Papa Francesco lo ha beatificato, riconoscendo nel sacrificio di quel “giudice ragazzino” – secondo la sprezzante definizione dell’allora Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga , o “Santocchio” come lo apostrofava il capomafia Giuseppe Di Cara, l’odore di santità.

Riecheggiano ancora le parole pronunciate davanti ai suoi assassini, quel “Picciotti, che vi ho fatto?”, dimostrazione di una profonda fede che ne ha caratterizzato la breve ed intensa esistenza, dove si coglie, più che un rimprovero o una sentenza di condanna, un sofferto invito a riflettere sulle proprie azioni, a ripensare la propria vita, a convertirsi.

Non importa essere credenti, piuttosto essere credibili, diceva Livatino, dove la credibilità era rappresentata dalla coerenza piena e invincibile tra fede cristiana e vita.

Egli rivendicava l’unità fondamentale della persona; una unità che vale e si fa valere in ogni sfera della vita, personale e sociale, un connubio indissolubile, al punto da convincere i suoi avversari che l’unica possibilità che avevano per uccidere il giudice era quella di uccidere il cristiano.

Una rigorosa fede che gli consentì di restare immune ai tentativi di avvicinamento e ad affrontare la carriera professionale con intransigenza e riservatezza, dove la eventuale sentenza di condanna non era mossa dall’esigenza di infliggere delle pene, ma costituiva lo strumento per poter riportare in qualche modo l’ordine voluto da Dio, per redimere, non per condannare.

Al netto delle differenti visioni laiche o religiose di ciascuno, l’insegnamento universale di Livatino è radicato nell’impegno sociale che deve essere fondato su una disponibilità disinteressata e su una testimonianza quotidiana, ispirata dai principi di giustizia e coerenza.

Gianfranco Morello

 

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Modificato: 14 Dicembre 2024